lunedì 31 luglio 2017

Victor Hugo (1802-1885)

de/di Claudio Ferrufino-Coqueugniot

(trad. Marcela Filippi) Resulta quizá raro que me encuentre escuchando música de Jim Morrison y que intente escribir acerca de Víctor Hugo, pero, por lo general, los fantasmas de los genios que me perturban se entrelazan. La oscuridad de la calle ayudará a situarme en junio de 1832, en cualquier callejuela sórdida de París, una que como detalle tenga los faroles rotos: a partir del primero y siguiendo el ruido, perseguiré la infantil silueta de Gavroche-Hugo camino de las barricadas. Mi condición de fantasma me salvaguardará de todo riesgo e incluso ¡vaya uno a saber! es posible que mis manos aligeren de balas los bolsillos de los guardias nacionales muertos cerca del mercado. ¿Por qué Gavroche-Hugo? Podría haber sido Valjean-Hugo u otro de “Los miserables”. El escritor deja en cada personaje algo de sí mismo y no me asombraría que a pesar de elegir a uno entre el total, Hugo sintiera un poco de afecto hasta por los miembros del Patrón Minette. No sería de extrañar, repito. La literatura abunda en casos ejemplificadotes. Pienso en Gide empujando al abismo con placer a aquel pajarraco de “Las cuevas del Vaticano”. Volvamos a Gavroche, el hijo de París. Suma de pequeños males, bondad y filosofía, representa el observador más atento de la novela. Al parecer es él el que noche a noche va dictando los párrafos en medio del estruendo revolucionario. Es la experiencia del autor que da saltos y pinceladas donde es necesario. Es Hugo mismo; recorre diariamente las calles y aprehende el mundo en rostros, verbo y geografía; descubre para plasmar el arte. Acude a Gavroche, el pillastre parisién, extraña especie de niño-hombre. Se vale de él para adentrarse en los lugares ocultos y mostrarlos al lector; también para observar los caminos y marcas que la naturaleza ha dejado en el niño de Delacroix; para hallar un atisbo de su propia grandeza en los actos que realiza. Hugo podría proteger a dos infantes desamparados sólo como Gavroche, el soplo de la pureza. A través de este cuerpo se apropiará de aquello que otrora era patrimonio contemplativo de las ratas: los escondrijos; cumplirá las tareas más fantasiosas que su imaginación le permita, ya que no su cuerpo adulto. Muchas veces se desdoblará. Será joven (Mario), o un anciano que restituye al monumento de adoquines apilados su bandera -en el zaguán de la muerte- (Jean Valjean) ¡Oh, éxtasis romántico! El hombre, sobrio, hará sonreír la pluma narradora del pequeño. La sangre ha de palpitar en los costados de su frente. Después matará con placidez al ángel creado. La violencia de la muerte es un detalle nimio ante el sarcasmo… Si acabo de caer, la culpa es de Voltaire; si una bala me dio la culpa es… (de Rousseau) … que todo es como el agua mansa, agua que cubre a Gilliatt en “Los trabajadores del mar”; fin sin grito, como agua de vaso. Muerto Gavroche, en quien se centró un momento, Hugo se diversificará otra vez. Insuflará vida a los que no perecieron. Su fugaz aventura nos deja el sabor del vino fino en la boca. Y no hay por qué ponerse tristes. Estoy seguro, de existir Dios, que Hugo se sienta de un lado y Gavroche del otro, mal les pese a María y a Jesús.



Può risultare forse strano che mi trovi ad ascoltare musica di Jim Morrison e cerchi di scrivere su Victor Hugo, ma, in generale, i fantasmi dei geni che mi perturbano si intrecciano.

Il buio della strada aiuterà a collocarmi nel giugno del 1832, in qualsiasi vicolo sordido di Parigi, uno che come dettaglio abbia i lampioni rotti: cominciando dal primo e seguendo il rumore, inseguirò la sagoma infantile di Gavroche-Hugo verso le barricate. La mia condizione di fantasma mi salvaguarderà da ogni rischio e anche, vai a sapere! è possibile che le mie mani allegeriscano le tasche dai proiettili delle guardie nazionali morte vicino al mercato.

Perché Gavroche-Hugo? Avrebbe potuto essere Valjean-Hugo o un altro dei "Miserabili". Lo scrittore lascia in ogni personaggio qualcosa di sé e non mi meraviglierebbe che, nonostante la scelta di uno nel totale, Hugo sentisse un po' di affetto persino per i membri della Patron Minette. Non sarebbe sorprendente, lo ripeto. La letteratura abbonda di casi esemplificativi. Penso a Gide spingendo nell'abisso con piacere quell'uccellaccio de "I sotterranei del Vaticano".
Torniamo a Gavroche, il figlio di Parigi. Somma di piccoli mali, bontà e filosofia, rappresenta l'osservatore più attento del romanzo. A quanto pare è lui che notte dopo notte detta i paragrafi in mezzo al fragore rivoluzionaro. E' l'esperienza dell'autore che dà salti e pennellate dov'è necessario. E' lo stesso Hugo; percorre quotidianamente le strade e impara il mondo nei volti, verbo e geografia; scopre per plasmare l'arte. Ricorre a Gavroche, il pilastro parigino, strana specie di bambino-uomo. Si serve di lui per addentrarsi nei luoghi nascosti e mostrarli al lettore; ma anche per osservare le strade e i segni che la natura ha lasciato nel bambino di Delacroix; per trovare un barlume della propria grandezza nelle azioni che compie. Hugo potrebbe proteggere due infanti abbandonati proprio come Gavroche, il soffio della purezza. Attraverso questo corpo s'impadronirà di ciò che altrimenti era patrimonio contemplativo dei ratti: i nascondigli; adempierà i compiti più fantasiosi che la sua immaginazione gli permetterà, al contrario del suo corpo adulto. Molte volte si sdoppierà. Sarà giovane (Mario), o un anziano che restituisce al monumento di sampietrini ammassati la sua bandiera -sulla soglia della morte- (Valjean) Oh, estasi romantica!

L'uomo, sobrio, farà sorridere la penna narratrice del piccolo. Il sangue deve palpitare ai lati della sua fronte. Poi ucciderà con piacere l'angelo creato. La violenza della morte è un dettaglio insignificante dinnanzi al sarcasmo ...

Se sono appena caduto,
la colpa è di Voltaire;
se un proiettile mi ha colpito
la colpa è ... (di Rousseau)

... che tutto è come l'acqua cheta, acqua che copre Gilliat ne "I lavoratori del mare"; fine senza grido, come acqua di bicchiere..

Morto Gavroche, nel quale si è centrato un momento, Hugo si diversificherà di nuovo. Insufflerà vita a coloro che non sono periti. La sua fugace avventura ci lascia in bocca il sapore del vino raffinato, e non c'è da essere tristi. Sono sicuro, se Dio esiste, che Hugo siede a un lato e Gavroche all'altro, malgrado il dissenso di Maria e Gesù.

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